Volontariato

Kofi, la colomba d’acciaio

Presentato come un fantoccio nelle mani degli Usa. Il primo nero eletto ai vertici delle Nazioni Unite ha mostrato invece di che tempra è fatto. Come già fece quando censurò l’operato degli italiani i

di Federico Cella

Nell?aeroporto parigino ?Charles De Gaulle? migliaia di fans aspettano Madonna, di passaggio per Sanremo. Invece arriva Kofi Annan, di passaggio per New York, proveniente dall?Iraq dove ha appena ottenuto la sua grande vittoria diplomatica. Ma non sono delusi i seguaci di Veronica Ciccone, riconoscono il segretario Onu e lo applaudono: ha dato al mondo un po? di pace in più o, almeno, di guerra in meno.
Forse non fu difficile quanto ottenere la firma di Saddam all?accordo Onu, ma già l?intervento di Annan al Congresso americano nel giugno ?97 mostrò appieno le sue doti diplomatiche. «È bello ritrovarsi qui, a Washington, in mezzo a tanti amici; voi siete veramente speciali». Non era infatti un mistero che Kofi fosse stato eletto Segretario generale dell?Onu grazie all?appoggio di Clinton. Ma Kofi ?l?amerikano? smise subito i panni del fantoccio, e dopo gli ampi sorrisi, rivelò le sue intenzioni e presentò il conto: «Abbiamo bisogno che venga risolto una volta per tutte il problema dei vostri arretrati». La riforma dell?Onu non poteva prescindere dal saldo del debito americano: circa 2.700 miliardi di lire.

Il puntino nero sul foglio bianco
Kofi Atta Annan è fatto così: elegante ed educato, al limite della nobiltà, ma decisamente determinato nel suo peculiare lavoro, che egli definisce una ?vocazione?. Il primo nero Segretario del Palazzo di Vetro ha ottenuto dall??Hitler del Medio Oriente? una pace inaspettata. Il suo modus operandi lo ama esprimere tramite un aneddoto: «Un giorno, a scuola, il maestro aveva appeso al muro un foglio bianco con un puntino nero nell?angolo e ci chiese: ?Cosa vedete bambini??, e tutti rispondemmo ?Un puntino?. ?Dunque nessuno di voi vede il foglio??, disse il maestro. Fu la mia prima lezione: mai disperdersi nei dettagli, dimenticando l?evidenza».
Nato nel 1938 a Kumasi, nel Ghana (l?allora britannica Costa d?Oro), da una famiglia di capi della tribù dei Fanti, Kofi Annan era figlio del governatore della ricca provincia Ashanti. Dopo quattro lauree (tra cui una al celebre M.I.T. di Boston), nel 1971 entra nelle Nazioni Unite. Qui la sua carriera avanza senza passi falsi: dapprima assume cariche di natura amministrativa, poi come vice dell?allora segretario generale Perez de Cuellar gestisce con successo la liberazione dei prigionieri occidentali all?indomani della Guerra del Golfo. La crisi in Somalia lo vede assumere una posizione molto dura nei riguardi del contingente italiano guidato dal generale Loi: allora la nostra stampa giudicò Annan un fanatico terzomondista, ma i fatti gli hanno dato ragione. Infine il 13 dicembre 1996 Annan viene eletto settimo Segretario generale dell?Onu . «Noi dobbiamo guarire», esordisce nel suo primo discorso, «la crisi finanziaria dell?Organizzazione. Non possiamo più rischiare di dover volgere le spalle ai massacri, alle sofferenze e alle tragedie della società civile per una mancanza di fondi».

«Il mio inglese con l?accento francese»
Un?elezione, quella di Kofi Annan, osteggiata da molti, soprattutto dalla Francia («Alla fine però hanno accettato, forse perché parlo inglese con accento francese»). Finché Kofi si è dimostrato ?un uomo d?acciaio foderato di seta? e gli ?amici americani? hanno dovuto accettare un?inversione di ruoli, abbassandosi davanti alla sua statura diplomatica. «Uno dei miei illustri predecessori», proseguiva Annan nel suo discorso d?esordio, «ha definito il posto di Segretario generale ?il più impossibile lavoro al mondo?; ma questa missione, sebbene impossibile, è la nostra: quindi mettiamoci al lavoro». E ?missione impossibile? era stato definito il blitz compiuto in Iraq: Saddam ?lingua biforcuta? da una parte, l?opprimente ?Tuono nel deserto? dall?altra. In mezzo, la dialettica della seta e dell?acciaio: «Tutti lo sappiamo», ha detto Annan ai giornalisti il 24 febbraio, all?indomani della vittoriosa missione, «che non è possibile litigare con speranze di successo, e infatti si può ottenere molto dalla diplomazia. Ma con la diplomazia anche supportata da una forte presenza militare si può ottenere molto di più. La forza va ostentata, ma solo per non doverla usare».

Una bianchissima moglie svedese
Non è dato sapere quale futuro politico attende questo africano urbanizzato, e che oggi è sposato (dopo un primo matrimonio con una connazionale) con la svedese Nane Lagergren, nipote di Raul Wallenberg, il diplomatico che salvò migliaia di ebrei dai nazisti e la cui scomparsa è da 50 anni avvolta nel mistero. Oggi Kofi continua ad abitare nel popolare quartiere di Queens a New York e si muove ancora con i mezzi pubblici. «Una delle principali lezioni dei passati 50 anni», ha detto ai rappresentanti dei Paesi in via di sviluppo, «è che la pace non può essere costruita in società attanagliate dalla povertà, dal degrado umano e dall?oppressione. Se vogliamo davvero costruire la pace, dobbiamo incoraggiare il sostegno economico per i Paesi in via di sviluppo. Sono determinato ad assicurare che lo sviluppo umano sia l?obiettivo principale delle Nazioni Unite». Firmato, Kofi l?Afrikano.

A Saddam 8000 km di conto

Uno scontrino lungo ottomila chilometri: si tratta dell?indennizzo per le vittime della guerra del Golfo, imposto all?Iraq dalla stessa risoluzione delle Nazioni Unite che esige il disarmo del Paese. Ventotto milioni di pagine per un conto di 230 miliardi di dollari (più di 400mila miliardi di lire). La Commissione per le riparazioni di guerra, l?Uncc, ha ricevuto anno dopo anno oltre 2,6 milioni di richieste d?indennizzo (tra cui anche quella italiana, rappresentata da un centinaio di ditte, per un totale di circa 1,7 miliardi di dollari, circa 3 mila miliardi di lire).
La Commissione avrebbe dovuto avvalersi del 30 per cento degli introiti delle esportazioni petrolifere irachene; sbloccate, però, dall?embargo solo recentemente, grazie al programma ?Petrolio in cambio di cibo?. Un flusso, quindi, di 1,2 miliardi di dollari l?anno, che fa prevedere il completamento dei pagamenti nel giro di 80 anni. E non sono previste accelerazioni nei pagamenti, anche se è stato finalmente approvato l?ampliamento del programma ?Cibo contro petrolio?, che da 4 ha portato a 10,4 i miliardi di dollari in oro nero che l?Iraq potrà esportare ogni anno.
La priorità degli indennizzi, dunque, è stata riconosciuta alle richieste umanitarie che non possono aspettare.

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